Mentalmente amorevoli e dolorosi

La mente ed il corpo sono in stretta relazione tra loro, e senza soluzione di continuità.
Questa affermazione non rappresenta una scoperta, perché da sempre, sebbene a diversi livelli di coscienza, l’umanità intera ha intuito questa importante relazione esistenziale, anche se solo recentemente si è attribuito a questa biunivocità un carattere scientificamente rilevante.
Nella nostra vita quotidiana dobbiamo affrontare una serie di problemi, da quelli prevedibili e più semplici ad alcuni imprevedibili che possono essere anche complessi, e che richiedono un impegno mentale maggiore di quello solitamente postulato dalla quotidianità sia consciamente che inconsciamente.
È proprio in questo modo che nella mente individuale convivono quote di banalità assieme ad altre di originalità, dove con le prime intendiamo la presenza di atti e pensieri che possiamo considerare comuni a tutti gli esseri umani, mentre con le seconde intendiamo la capacità reattiva e proattiva di rispondere e proporre soluzioni diversificate da persona a persona.
Ogni individuo “attribuisce alla realtà un significato che tenta di comunicare agli altri (…)” (Bertirotti A., 2014:31) e nel fare questo si tenta di ridurre la “complessità a semplicità, ricercando la successione di cause ed effetti. Anche nei rapporti umani si alternano complessità e semplicità e mentre tendiamo ad ammettere la presenza in noi di una grande complessità, nel giudicare gli altri siamo indotti a rifarci a stereotipi e preconcetti di una banalità disarmante. Ci sentiamo diversi anche nell’esperienza del dolore, perché il nostro è sempre più dolore rispetto a quello altrui. In questo modo si manifesta in noi lo stile di vita, che è un sistema interiorizzato e stabilizzato di comportamenti visibili, frutto di atteggiamenti mentali che determinano le scelte durevoli nel tempo. Lo stile di vita diventa un vero e proprio stile cognitivo tipico del singolo, ma inserito nel più ampio sistema culturale” (Bertirotti A., ibidem:31).
La caratteristica forse più interessante di qualsiasi stile di vita umano è la presenza in esso di una dose di amore più o meno forte intendendo per amore quel legame significativamente vincolante l’esistenza stessa della persona che lo sperimenta.
Quando si ama, si attivano, dopo il primo anno di innamoramento, quindi nel corso del secondo e nei successivi abilità mentali cognitive come la razionalità e l’intelletto, grazie alle quali si mantiene in vita il sentimento d’amore di cui ci prendiamo attenta cura, dirottando le emozioni verso il partner e assumendo in noi le esigenze altrui.
Questo processo, che dura nel tempo e caratterizza tutto il periodo esistenziale nel quale ci possiamo dire innamorati (anche se con dinamiche espressive e comunicazionali diverse e sempre in evoluzione), è costituito anche da momenti di dolore, ossia di disequilibrio fra l’individuo e l’ambiente, oppure fra parti interne della stessa persona. È un dolore di tipo mentale, esistenziale, ma che può fortemente influire sulla nostra percezione del mondo e degli altri, oltre che influire, ovviamente, sul soma in generale.
Abbiamo iniziato il nostro contributo affermando che i comportamenti umani, “ad una attenta osservazione, possono risultare profondamente banali”, anche se ognuno di noi “crede di essere originale, unico e irripetibile. Da un certo punto di vista è anche vero, ma nella sostanza molte azioni che compiamo possono essere tipiche anche di altre persone. Molto probabilmente il risultato delle azioni stesse non cambierebbe se in ogni azione individuale, non ci fosse una parte di originalità che le rende tipiche di quella persona e non di un’altra. Ma si tratta di quota di originalità, non di assoluta originalità. Consideriamo, ad esempio, l’azione di andare a fare la spesa. Completata la lista di quello che ci serve, e decisi assieme all’amica i criteri con cui scegliere i prodotti, che vada io a comprare oppure lei non fa differenza. Tuttavia, seppure minima, una differenza fra me e la mia amica deve pur esserci. E questa differenza infatti esiste e sta nel diverso grado di consapevolezza che io e la mia amica abbiamo verso l’azione del fare la spesa. In sostanza, la mia storia di vita e le esperienzeche io posseggo sul fare la spesa, anche se possono sembrare identiche a quelle della mia amica, appartengono solo a me. La mia mente ha sedimentato e organizzato la rappresentazione di tutti i supermercati che ho frequentato all’interno di una storia del fare la spesa. Ciò mi ha reso consapevole di questo evento-azione in maniera diversa rispetto alla mia amica. D’altro canto, anche lei, proprio sulla base di una sua storia personale del fare la spesa, avrà ricordi diversi e atteggiamenti mentali conseguenti a questi ricordi” (Bertirotti A., ibidem:32).
Non esistono, però, persone e cose che “siano totalmente originali o totalmente banali. Nel mondo i due elementi convivono l’uno accanto all’altro e dipende da colui che osserva la realtà il concentrarsi maggiormente sull’uno oppure sull’altro. Non esiste una persona assolutamente unica, irripetibile, in tutte le sue manifestazioni, come non esiste una sedia che sia talmente unica nella forma e nell’uso da non avere precedenti. In fondo una sedia è sempre una sedia! Quando riteniamo una cosa assolutamente originale, è perché simboleggia qualcosa di mai vistoal mondo, che nessuno ha incontrato nella sua vita, un qualcosa simile ad un Ufo, o ad un extraterrestre. Una novità in assoluto fa sempre paura agli esseri umani, proprio perché richiama a qualcosa di non prevedibile, e ritenuta impossibile. (…) Invece, se anche nella novità posso riconoscere qualche elemento che mi è già noto (ecco perché più sopra ho parlato di “quota” di novità), oppure che ho incontrato precedentemente nella mia esperienza, mi tranquillizzo e mi rassereno” (Bertirotti A., ibidem:32).
Ecco perché è decisamente importante, per la nostra mente, collocare quello che valuta e considera della realtà, all’interno di un contesto culturale che dia un contributo alla comprensione, proprio come accade quando abbiamo a che fare con il dolore, sia esso fisico che mentale, oppure psico-fisico.
Sulla base degli esempi riportati, appare ora più chiaro che anche il dolore possiede un significato culturale, ossia è parte di un contesto storico che lo inserisce in una precisa tradizione di significato, di senso. E il senso del dolore e soprattutto l’espressione di esso variano da cultura a cultura, da popolo a popolo, perché inseriti in una storia esistenziale che attribuisce al dolore lo stesso valore dell’amore, perché l’uno fa parte dell’altro.
In ottica psico-antropologica non può esistere amore disgiunto dal dolore, perché il primo esprime la propria presenza attraverso l’assenza del secondo, anche se in alcuni casi è proprio quest’ultimo ad indicare alla mente la presenza di uno stato in sofferenza, grazie al quale ci rendiamo conto che ci stiamo affezionando a qualche cosa oppure a qualcuno. La sofferenza può dunque esercitare diversi ruoli nella mente umana, così come può assumere diversi significati. In linea generale, un dolore che porti ad un miglioramento, ad una rinascita, resta per me espressione misteriosa della nostra evoluzione, e penso che si debba limitare al massimo il dolore che deriva da una condizione di impotenza, sebbene ne possa persino intuire il valore pedagogico, al quale peraltro non aderisco personalmente.

Alessandro Bertirotti*

Bibliografia

Bertirotti A., 2014, La mente ama. Per capire ciò che siamo con gli affetti e la propria storia, Il Pozzo di Micene – Lucia Pugliese Editori, Firenze

*Alessandro Bertirotti è docente di Psicologia Generale presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Genova, Vice Segretario Generale e Direttore della Comunicazione e delle Relazioni Esterne dell’Organizzazione Internazionale della Carta dell’Educazione CCLP Worldwide dell’UNESCO, membro del Comitato Scientifico Internazionale del CCLP e Membro della Missione Diplomatica, per l’Italia, Città del Vaticano, Repubblica di San Marino e Malta, del CCLP Worldwide presso l’Unione Europea. Info sulla sua attività sono disponibili nel sito www.alessandrobertirotti.it
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