Studio APPEAL: l’insegnamento della Medicina del Dolore in Europa

Secondo lo studio APPEAL (Advancing the Provision of Pain Education And Learning) (1), il primo a livello europeo sull’erogazione della didattica concernente la terapia antalgica, le scuole di medicina e chirurgia europee non prevedono sufficiente insegnamento in materia di Medicina del Dolore. Anche quando sono previsti corsi obbligatori, essi richiedono in media solo 12 ore di frequenza nell’arco di un corso di laurea della durata complessiva di sei anni, equivalente ad appena lo 0,2% della didattica erogata agli studenti di medicina durante i loro studi universitari (1). Lo studio APPEAL è stato presentato al congresso annuale della European Pain Federation, EFIC®, a Firenze.
Correntemente non diagnosticato o trattato correttamente, il dolore cronico è un pesante fardello per individui, sistemi sanitari ed economie (2) , e la spesa per il trattamento del sintomo e delle complicanze connesse alla “malattia dolore” rappresenta tra il 3 e il 10% del prodotto interno lordo (PIL) di un paese (3, 4). I risultati dello studio APPEAL suggeriscono che le inadeguatezze nell’insegnamento universitario possono lasciare impreparati i medici del futuro in questo campo.
Lo studio APPEAL, guidato da una task force di esperti multidisciplinare, sotto la leadership di EFIC®, e finanziato da Mundipharma International Limited, evidenzia che l’insegnamento della terapia del dolore non è una priorità nei programmi di medicina universitari. Lo studio ha coinvolto 242 scuole di medicina e chirurgia in 15 Paesi europei, riscontrando che l’82% di queste istituzioni non prevede alcun corso obbligatorio di terapia del dolore per tutti gli studenti (1).
L’Italia, Paese storicamente lungimirante e trainante nel campo della Medicina del Dolore, già dal 1990 inserì l’insegnamento del dolore tra gli argomenti obbligatori nelle Scuole di Medicina, all’interno del Corso Integrato di Emergenze Medico-Chirurgiche, e dal 2010 è il primo Paese al mondo ad avere una legge (la Legge 38/2010) che promuove la formazione sul dolore e sancisce il diritto del cittadino a non soffrire.
Non solo: l’Italia è stato anche il primo Paese Europeo ad aprire una Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia e Terapia del Dolore, a Verona, scuola che subì la scure dell’Unione Europea, che riconobbe come Specializzazioni Mediche solamente le discipline adottate da almeno il 75% dei Paesi Comunitari.
Nel Belpaese, dove sono attualmente attivi 40 Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia in altrettante Università, nel 100% delle Scuole si riscontra evidenza di insegnamento sulla Terapia Antalgica.
Questo avviene però, in molti casi, con un monte ore scarso (in media 4 ore rispetto alle circa 5.500 ore totali di didattica previste dal Corso di Laurea) rispetto all’importanza sociale ed economica, ed alla vastità dell’argomento.
È importante che, oltre ad un bagaglio culturale adeguato relativo a diagnosi delle patologie dolorose, approcci farmacologici e terapeutici ed interventi integrati fondati sul modello biopsicosociale, la Medicina del Dolore diventi un concetto virale, per utilizzare una terminologia moderna, all’interno del percorso formativo del giovane medico attraverso le varie discipline che egli incontra nel suo studio.
Il dolore non è un concetto proprio di una sola materia medica, è uno dei sintomi più frequenti per cui un medico riceve a visita un paziente, spesso unica manifestazione della patologia, motivo per cui conoscerlo è fondamentale, e saperlo trattare è imperativo.
Su un terreno culturale fertile come quello delle nostre Terre, e grazie alla collaborazione tra l’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore – AISD e l’Associazione Sammarinese per lo Studio del Dolore, l’Algologia può continuare a sviluppare il suo futuro.
Riferimenti bibliografici
1. A Blueprint for Pain Education – the APPEAL (Advancing the Provision of Pain Education and Learning) study, 2013, Mundipharma – dati in archivio
2. Breivik H, et al. Survey of chronic pain in Europe: prevalence, impact on daily life, and treatment. Eur J Pain 2006;10:287–333
3. Raftery MN, et al. The economic cost of chronic noncancer pain in Ireland: results from the PRIME study, parte 2. J Pain 2012;13:139–45
4. Gustavsson A, et al. Socio-economic burden of patients with a diagnosis related to chronic pain – Register data of 840,000 Swedish patients. Eur J Pain 2012;16:289–99

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