L’Herpes Zoster e la nevralgia post-erpetica: tra mito, realtà ed algologia

RIASSUNTO

L’Herpes Zoster (HZ) è un’infezione virale acuta dei gangli sensitivi e dei corrispondenti territori cutanei di innervazione. L’infezione è sostenuta dal DNA Virus della Varicella Zoster (VZV), appartenente alla famiglia degli Herpes Virus Human Alpha. Tale patologia è presente in tutte le aeree geografiche del mondo, non ha un andamento stagionale, nella maggior parte dei casi insorge in pazienti che hanno superato i 45 anni di età, e nella fascia degli over 85 l’incidenza supera i 10 casi ogni 1000 persone per anno. La complicanza più comune e debilitante di questa patologia è la nevralgia post-erpetica: una sintomatologia dolorosa che può persistere per anni, talora intensa, urente, associata ad iperalgesia dei dermatomeri affetti. Le strategie di trattamento per il dolore cronico devono essere incentrate sulle condizioni cliniche di ogni paziente, in quanto i sintomi della nevralgia post-erpetica possono essere diversi per ogni paziente. Gli obiettivi del trattamento comprendono il sollievo dal dolore associato alla nevralgia post-erpetica ed il miglioramento della qualità di vita, consentendo ai pazienti di mantenere il sonno, l’attività fisica e la nutrizione.

Parole chiave: Herpes Zoster, nevralgia post-erpetica

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Gestione algologica di una paziente fragile:case report

RIASSUNTO

I “pazienti fragili” sono tipicamente caratterizzati da comorbidità e politrattamenti che condizionano negativamente la qualità di vita e l’adesione alle terapie, inoltre aumentano il rischio di interazioni e di reazioni avverse, nonché dei costi socio-sanitari. Tale “fragilità” impone un rigoroso approccio personalizzato alla terapia antalgica, poiché deve tener conto delle potenziali interazioni farmacologiche e degli effetti collaterali dei farmaci assunti cronicamente e degli analgesici. Questo caso clinico evidenzia il raggiungimento della terapia antalgica ad personam attraverso la considerazione dei meccanismi patogenetici e la limitazione degli effetti indesiderati dei farmaci.

Parole chiave: dolore cronico; pazienti fragili

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Il dolore ostetrico (seconda parte)

RIASSUNTO

Il dolore da parto è una delle più nobili manifestazioni di dolore acuto. In Italia, nonostante i progressi e l’acquisizione di una nuova coscienza a tal riguardo, l’analgesia nel parto è una tecnica utilizzata ancora marginalmente. Il dolore nel travaglio di parto prende origine dalla stimolazione di nocicettori situati nelle strutture uterine e perineali e dalla pressione esercitata sugli organi adiacenti, esso rappresenta un dolore di tipo misto, viscerale-somatico. Durante il primo stadio del travaglio, il dolore viscerale è poco localizzato e viene riferito come sordo o crampiforme; nelle fasi più tardive del primo e nel secondo stadio, cioè tra dilatazione cervicale completa e parto, la sensazione dolorosa, di tipo somatico, è acuta e ben localizzata. Questa differenziazione del dolore nei due stadi del travaglio è fondamentale per il trattamento farmacologico dell’analgesia, in quanto il dolore viscerale è più sensibile agli oppiacei, mentre l’anestetico locale trova la sua maggiore indicazione nel trattamento del dolore somatico. Le tecniche di analgesia nel travaglio di parto includono analgesia sistemica, blocchi regionali, tecniche intratecali per mezzo di anestetici locali che bloccano le vie del dolore, con eventuale aggiunta di oppiacei e adiuvanti. Un tema molto dibattuto in ostetricia riguarda gli effetti dell’analgesia epidurale su andamento ed esito del travaglio di parto. Nonostante i numerosi studi non si è arrivati a conclusioni definitive.

Parole chiave: analgesia, dolore da parto

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Il dolore ostetrico (I parte)

RIASSUNTO

Il dolore da parto è una delle più nobili manifestazioni di dolore acuto. In Italia, nonostante i progressi e l’acquisizione di una nuova coscienza a tal riguardo, l’analgesia nel parto è una tecnica utilizzata ancora marginalmente. Il dolore nel travaglio di parto prende origine dalla stimolazione di nocicettori situati nelle strutture uterine e perineali e dalla pressione esercitata sugli organi adiacenti, esso rappresenta un dolore di tipo misto, viscerale-somatico. Durante il primo stadio del travaglio, il dolore viscerale è poco localizzato e viene riferito come sordo o crampiforme; nelle fasi più tardive del primo e nel secondo stadio, cioè tra dilatazione cervicale completa e parto, la sensazione dolorosa, di tipo somatico, è acuta e ben localizzata. Questa differenziazione del dolore nei due stadi del travaglio è fondamentale per il trattamento farmacologico dell’analgesia, in quanto il dolore viscerale è più sensibile agli oppiacei, mentre l’anestetico locale trova la sua maggiore indicazione nel trattamento del dolore somatico. Le tecniche di analgesia nel travaglio di parto includono analgesia sistemica, blocchi regionali, tecniche intratecali per mezzo di anestetici locali che bloccano le vie del dolore, con eventuale aggiunta di oppiacei e adiuvanti. Un tema molto dibattuto in ostetricia riguarda gli effetti dell’analgesia epidurale su andamento ed esito del travaglio di parto. Nonostante i numerosi studi non si è arrivati a conclusioni definitive.

Parole chiave: analgesia, dolore da parto.

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