Oligoanalgesia, oppio-fobia e Legge 38/2010

RIASSUNTO

Nel corso degli anni l’attenzione al problema dolore è stata sempre maggiore: sono attualmente disponibili diverse linee guida (OMS, ESMO, SIAARTI), numerosi farmaci per il controllo del dolore e provvedimenti normativi atti a promuovere l’impiego di analgesici, soprattutto degli oppiacei, nell’ambito della terapia del dolore. Nonostante queste iniziative, sia in ospedale che sul territorio, una frazione consistente della popolazione continua ad avere dolore: stime di prevalenza presenti in letteratura mostrano che tra il 48 e il 63% dei pazienti riferisce dolore, con picchi dell’80% nei pazienti oncologici in stadi avanzati o terminali della malattia.

Parole chiave: inadeguato trattamento del dolore, Legge 38/2010, oligoanalgesia, oppio-fobia

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Il dolore aggiunto

RIASSUNTO

“Infermiere pietoso, malato piagoso”. È un vecchio detto ben noto a tutti gli operatori sanitari. È dietro a questa considerazione che giustifichiamo noi stessi quando provochiamo dolore al paziente, perché comunque “è solo per il suo bene”. Forse proprio per questo solo recentemente la professione infermieristica ha incominciato a domandarsi se il dolore provocato dalle pratiche assistenziali è così necessario ed inevitabile.
Nella pratica quotidiana gli operatori sanitari sono attenti a mettere in atto misure terapeutiche antalgiche sia di tipo farmacologico che non farmacologico, a misurare il dolore con appositi strumenti validati, a dare supporto emotivo alla persona sofferente ed ai familiari. Difficilmente, però, si riflette sul dolore provocato dai farmaci, dalle pratiche cliniche invasive, dalle pratiche assistenziali… ovvero su quel dolore che i sanitari infliggono al paziente.

Parole chiave: assistenza infermieristica, dolore, medicazioni, mobilizzazione, prelievi capillari, venipuntura.

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Ruolo del nursing nella comunicazione verso l’anziano con disturbi dell’affettività

Riassunto

La dignità delle persone è strettamente legata alla possibilità di potersi esprimere ed essere ascoltate.
L’uomo può sopportare una grave avversità fisica o spirituale, ma ciò che non può reggere è l’assenza di significato. Il suicidio è oggi la nona causa di morte nel mondo e circa il 70% dei suicidi avvengono in soggetti depressi. Molti dati indicano una forte associazione tra suicidio e depressione nell’anziano. L’Infermiere rappresenta colui che trascorre il maggior tempo con il malato ed ha quindi la migliore possibilità di raccogliere eventuali segnali per cui attivarsi ed avviare il contesto adeguato. Nella considerazione che non esistano solo queste situazioni esasperate, ma anche tante condizioni a rischio di depressione, risulta prioritario riconoscere la depressione del vecchio quale malattia e non come la pressoché inevitabile conseguenza della senescenza o aspetto di essa.
Il ruolo del nursing verso il paziente anziano con disturbi dell’affettività si declina attraverso la curiosità di cercare in questi la persona che è ed il suo modo di guardare a sé ed alla propria vita e, nel comporre insieme una relazione di fiducia, costruire con lui un percorso rivolto al farlo stare o, almeno, sentire meglio.

Parole chiave: anziano, comunicazione, depressione, dolore

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