Infermiere e dolore: dati preliminari del questionario online

Il triage in DEA, come l’assistenza post-operatoria o l’assistenza domiciliare, nonché le cure palliative di fine vita, richiedono la conoscenza delle modalità di cura e trattamento del dolore. Il ruolo dell’infermiere è quindi fondamentale. Nei tanti differenti aspetti del nursing, infatti, rimane saldo e miliare il diritto fondamentale del malato a non soffrire e ad essere preso in carico fin dal momento della rilevazione del dolore (*), come “quinto parametro vitale”, per arrivare agli aspetti di cura globale e ai trattamenti specifici di esso. Questi vari livelli di interesse in campo algologico sono argomento di acceso dibattito sul quale si confrontano in maniera approfondita e multidisciplinare i maggiori esperti nazionali e internazionali.
E’ in tale ottica di conoscenza e valutazione in “real time” del substrato culturale sul quale si muovono le nuove direttive assistenziali e normative, che nasce il questionario on-line “Infermiere e Dolore”, promosso dalla Fondazione Paolo Procacci Onlus, con il patrocinio dall’Associazione Italiana per lo studio del Dolore, dell’Associazione Sammarinese per lo studio del dolore e con la collaborazione IPASVI. In questi giorni i risultati del questionario sono in fase di elaborazione finale, ma i dati preliminari sono stati presentati nel corso del 1° Convegno “Dolore e assistenza infermieristica”, svoltosi a San Marino, dal 10 al 12 aprile 2014.

Figura 1 – Dati preliminari sui partecipanti al questionario (età, sesso).
Figura 1 – Dati preliminari sui partecipanti al questionario (età, sesso).

Le differenze per regione
In Italia, esistono e si evidenziano chiaramente, già nei primi dati a disposizione, differenze regionali tali per cui si denuncia una sottostima ed una mancata valutazione globale del dolore in alcune aree geografiche italiane più che in altre, come mostrato nei risultati preliminari della nostra indagine. I risultati testimoniano che il fenomeno dell’oligoanalgesia è ancora troppo diffuso, in termini di trattamenti antalgici inadeguati e/o non soddisfacenti. Tale condizione è la conseguenza di una non appropriata risposta assistenziale ai pazienti con dolore, che si identifica:

  • in una disomogenea distribuzione, a livello territoriale nazionale, di una rete di strutture sanitarie e di assistenza domiciliare per una terapia del dolore che risulti sufficientemente organizzata e funzionante;
  • nella limitata formazione del personale sanitario infermieristico, il più delle volte impreparato o, peggio, improvvisato, nella gestione del dolore.

Formazione
Particolarmente rilevante il dato sull’interesse e la partecipazione agli eventi formativi in materia di medicina del dolore. Gli infermieri che hanno partecipato all’indagine nel 62% dei casi hanno avuto accesso ad esperienze di aggiornamento o formazione specialistica mentre nel 38% dichiarano di essere del tutto estranei all’argomento. Ciò denuncia la ancora parziale copertura di reti formative e progetti di antalgologia volti alle figure infermieristiche.
Tuttavia, tra chi ha partecipato a tali approfondimenti, nell’86% dei casi è stata riferita l’assoluta utilità nella pratica clinica e il massimo interesse per le ricadute positive che le informazioni tecnico scientifiche fornite possono avere nell’esercizio quotidiano della professione.

Legge 38/2010
Il 15 marzo 2010 è stata promulgata una legge innovativa per la tutela del paziente con dolore. La legge 38. Così dalla nostra indagine, essa sembrerebbe essere stata ben recepita dagli addetti ai lavori (l’80% dichiara di conoscere i contenuti riguardanti l’obbligatorietà nella misurazione e nella registrazione in cartella del parametro “dolore”). Tale legge tutela l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, al fine di assicurare la qualità delle cure e la loro appropriatezza.
Tuttavia, dopo quattro anni dalla promulgazione della legge, emerge ancora una inadeguata gestione complessiva del paziente con dolore, soprattutto a livello organizzativo se, come riportato, dai dati preliminari, il 45% degli intervistati dichiara di non avere un referente medico o infermieristico che coordina il team multidisciplinare o il piano terapeutico antalgico a livello ospedaliero.

Valutazione del dolore
Un punto fondamentale della legge è la valutazione sistematica e ripetuta del dolore in ambito ospedaliero. Molto buono (88% degli intervistati afferma di conoscere una o più scale valutative) il risultato sulla conoscenza di adeguati strumenti per la frequente e indispensabile stima del dolore nei pazienti sofferenti, mentre non altrettanto soddisfacente, poiché raggiunge una percentuale solo del 30% dei casi, il dato in cui si dichiara di non fare uso di scale in modo capillare e integrato nella pratica quotidiana. Forse, per una ancora troppo scarsa educazione al buon uso e all’importanza dell’algesimatria in clinica. In effetti, sempre, all’interno della cartella clinica dovrebbero essere riportate le caratteristiche del dolore rilevato e la sua evoluzione. Inoltre, sulla base di questi elementi, dovrebbe sussistere una pianificazione per l’impiego delle varie tecniche antalgiche e/o dei farmaci più efficaci. (Figura 2).

Figura 2 – Risultati della domanda sulla conoscenza delle scale di valutazione.
Figura 2 – Risultati della domanda sulla conoscenza delle scale di valutazione.

Adeguatezza dei trattamenti
Sconfortante, poi, risulta la percezione del corpo infermieristico (41%) sul livello di adeguatezza dei trattamenti per il dolore e il grado di considerazione in cui esso viene tenuto nella quotidianità assistenziale.

Conclusioni
Alla luce dei dati preliminari ricavati dalla presente rilevazione nazionale si sottolinea l’importanza e la necessità di incrementare il lavoro formativo svolto dalle università, dalle società scientifiche e dalle associazioni di categoria. Ciò, al fine di arricchire la proposta di approfondimento scientifico sia all’interno dell’offerta didattica nel corso di laurea in Scienze Infermieristiche e Scienze sanitarie, che nelle aziende sanitarie pubbliche e/o private. Infatti, è opinione diffusa che si dovrebbe iniziare fin da subito a fornire gli strumenti di interpretazione e studio di tali argomenti, che rischiano, successivamente, nelle fasi di introduzione e di applicazione lavorativa di essere misconosciute o evitate da un’ampia fetta di professionisti della salute.

Nota
(*) Dal Codice Deontologico dell’infermiere:
Articolo 34
– L’infermiere si attiva per prevenire e contrastare il dolore e alleviare la sofferenza. Si adopera affinché l’assistito riceva tutti i trattamenti necessari.
Articolo 35
– L’infermiere presta assistenza qualunque sia la condizione clinica e fino al termine della vita all’assistito, riconoscendo l’importanza della palliazione e del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale.