Emergenza sanitaria e cronicità: due mondi che si incontrano

Si è tenuto il 14 aprile 2018 a Castel di Sangro il convegno “Emergenza sanitaria e cronicità: due mondi che si incontrano”, organizzato dal Prof. Franco Marinangeli, Direttore del Dipartimento di Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore, Università dell’Aquila, un evento che stimola una riflessione sul futuro di una sanità che deve cambiare, perché il mondo sta cambiando e gli uomini con le loro patologie stanno anch’essi cambiando.

Due le parole chiave: emergenza e cronicità. Si è sottolineata l’importanza di creare un Sistema Sanitario improntato alla ricerca di nuovi equilibri e di una sostenibilità economica legata, da un lato a una riduzione dei posti letto negli ospedali, che sta portando a una “territorializzazione” dei pazienti, con un uso sempre più estensivo del sistema di emergenza per la gestione di pazienti cronici riacutizzati, e, dall’altra, a un invecchiamento della popolazione, con conseguente aumento dell’ospedalizzazione domiciliare, dove diventa fondamentale la gestione del dolore moderato e severo (sovente sottovalutato e sottotrattato), per rendere più accettabile la qualità della vita, mediante l’utilizzo di tutta una serie di farmaci la cui efficacia e tollerabilità è ormai riconosciuta dalla comunità internazionale.
 Non ultima è stata evidenziata l’importanza della creazione di nuovi sistemi informatici di telemonitoraggio per la gestione del paziente a domicilio che, insieme a un sistema di emergenza-urgenza capillare e pronto alla centralizzazione, possono fare la differenza.

Il convegno si è tenuto al Teatro F.P. Tosti di Castel di Sangro, un importante centro turistico vicino agli impianti sciistici di Roccaraso, Pescocostanzo e Rivisondoli, che sorge sul limitare di una valle molto ampia sulla riva destra del Sangro, Nella scelta della sede di è voluto rendere omaggio a Salvatore Tommasi, patologo italiano dell’800 nato a Roccaraso, esponente del Positivismo italiano e autore di un vero e proprio manuale di fisiologia, nel quale invitava i suoi lettori medici a non praticare la medicina come un’arte, ma come una disciplina scientifica, che doveva avvalersi di tutte le scoperte in ambito empirico e tecnico dell’epoca e soprattutto di una valida sperimentazione.

Pina Palermini
16 aprile 2018