La medicina specialistica territoriale nell’organizzazione dei servizi per i pazienti con cefalea: l’esperienza dell’Ambulatorio Cefalee della ASL Roma 1

Introduzione

L’organizzazione e la distribuzione dei servizi per le cefalee a livello europeo è stata oggetto di ampie discussioni nel mondo scientifico negli ultimi 10 anni [1].
I servizi strutturati per la gestione dei pazienti con cefalea sono stati recentemente considerati la soluzione al carico conseguente alla malattia. In una serie di articoli vengono presentati il razionale e la descrizione di come dovrebbe essere organizzata la rete di assistenza [2].
Viene proposta una struttura piramidale che comprende tre livelli interdipendenti in base alla complessità dei pazienti (Figura 1) dove il 90% dei pazienti con cefalea viene preso in carico al primo livello essenzialmente dai medici di medicina generale, includendo la maggior parte delle cefalee primarie.
Al secondo livello operano gli specialisti con interesse specifico nelle cefalee, sono ancora radicati nel territorio e si occupano delle cefalee primarie non risolte al primo livello e di una parte delle cefalee secondarie, con un ulteriore carico del 9% dei pazienti. Al terzo livello arriva solo l’1% del totale dei pazienti cefalalgici: si tratta di centri primariamente ospedalieri o universitari in cui è possibile un approccio multidisciplinare ai casi più complessi, ovvero le cefalee refrattarie e la maggior parte delle cefalee secondarie.

Figura 1 – Modello a 3 livelli interdipendenti in base alla complessità dei pazienti (Steiner et al 2021)

Attualmente la gestione nel nostro territorio nazionale (con poche eccezioni quali l’Emilia Romagna) è fondamentalmente effettuata a un unico livello sia sul territorio (prestazioni presso MMG o specialisti non esperti in cefalea e ambulatori dedicati per le cefalee) che presso centri ospedalieri o universitari. Tale gestione “mono-livello” porta i pazienti non complessi ad occupare le lunghe liste di attesa dei centri specializzati, mentre quelli più complessi vengono in qualche modo gestiti sul territorio per mancanza di posti letto o possibilità di prenotazione negli Ospedali.
A fronte di questo scenario vale la pena menzionare, sempre dallo stesso articolo citato sopra, che il modello a piramide potrebbe essere implementato su tutto il territorio nazionale, stante l’alto numero di centri cefalee, sia pubblici che privati, e che questo non dovrebbe incontrare particolari difficoltà. Purtroppo, però, nella realtà i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) proposti dai vari centri di riferimento sono da tempo e per la maggior parte fermi, sui tavoli delle varie amministrazioni regionali.

Storia e organizzazione del Centro

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