Infermieristica di famiglia

Il Pensiero Scientifico Editore ripropone il titolo Infermieristica di famiglia: una guida per prendersi cura del sistema famiglia, a cura di Zahra Shajani e Diana Snell, edizione italiana a cura di Anna Brugnolli, Luisa Cavada, Jessica Longhini, Daniel Pedrotti, Luisa Saian.

Nel libro vengono affrontati vari problemi in una varietà di contesti professionali, inclusi ospedale, cure primarie, scuola, comunità, pazienti ambulatoriali e a domicilio, per fornire agli infermieri linee guida e competenze specifiche da considerare quando devono condurre incontri con la famiglia, dal primo colloquio fino alla dimissione o alla fase terminale. I formatori infermieristici che attualmente insegnano un approccio incentrato sulla famiglia lo troveranno una risorsa preziosa e i formatori coinvolti in corsi o programmi di istruzione avanzata saranno in grado di utilizzarlo per aggiornare le conoscenze e le abilità cliniche degli infermieri nell’assistenza centrata sulla famiglia.

Dalla prefazione di Luisa Saiani:
L’infermieristica di famiglia è un’articolazione della disciplina infermieristica, patrimonio culturale degli infermieri operanti in tutti i contesti. Il presupposto è l’approccio sistemico, che “legge” il mantenimento della salute, la malattia e i piani di intervento assistenziale come espressione delle interazioni tra il sistema famiglia, i sottosistemi individuali dei suoi componenti e il sovrasistema del contesto sociale a cui appartengono. In alcuni contesti assistenziali le relazioni e il coinvolgimento della famiglia sono stati facilitati dalla continuità della sua presenza e dal suo ruolo nel favorire le cure, ad esempio in ambito pediatrico, della salute mentale e nell’assistenza domiciliare. In altri servizi sanitari, invece, la discontinuità della presenza della famiglia con conseguente marginalizzazione del ruolo di cura, ad esempio nelle cure intensive, ambulatoriali o durante le ospedalizzazioni brevi, ha indebolito questa sinergia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sin dall’inizio degli anni 2000 ha richia
mato l’attenzione sulla necessità di attivare una specializzazione infermieristica orientata in modo specifico alla famiglia, descrivendo la figura del family health nurse come l’infermiere che aiuta le persone e le famiglie a far fronte alle situazioni di malattia e disabilità croniche e di stress svolgendo gran parte del lavoro nelle case dei pazienti con le loro famiglie, per agire in particolar modo sugli stili di vita e sui determinanti di salute.
La Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) – massima istituzione professionale italiana – nel 2020 in collaborazione con l’Associazione Infermieri di Famiglia e di Comunità (IFEC) ha elaborato un Position Statement che definisce infermiere di famiglia “il professionista responsabile dei processi infermieristici in ambito familiare e di comunità, in possesso di competenze specialistiche nella disciplina infermieristica delle cure primarie e sanità pubblica”. Le competenze che caratterizzano la pratica di questa figura fanno riferimento alla promozione della salute, alla prevenzione e alla gestione dei percorsi di salute del singolo, della famiglia e della comunità nel contesto dell’assistenza sanitaria primaria
Le competenze core di tale figura sono individuate, oltre che nel documento citato, anche in altri autorevoli contributi a livello nazionale e internazionale, tra i quali le linee guida per la costruzione del core curriculum di ENhANCE (EuropeaN curriculum for fAmily aNd Community nursE), progetto sostenuto dall’Unione europea, che propongono un modello di competenza perseguibile attraverso percorsi di formazione universitaria.
In Italia sono nate diverse esperienze in questa direzione e via via è stato defini
to, anche sul piano formale, il profilo dell’“infermiere di famiglia e di comunità”.
La pandemia ha sollecitato la necessità di queste figure, in particolare con il De
creto Rilancio, convertito nella Legge 77/2020, e le “linee di indirizzo infermiere di famiglia/comunità”, che hanno formalizzato l’introduzione degli infermieri di famiglia e comunità nel nostro Paese e la possibilità di assumerli con diverse forme contrattuali per rispondere ai bisogni assistenziali territoriali ampliati dall’infezione da Sars-CoV-2.
Data l’eterogeneità dei modelli organizzativi di cure primarie e territoriali speri
mentati in Italia e più avanti descritti, FNOPI e Regioni, in molti documenti, affermano la necessità di adattare i modelli di intervento dell’infermiere di famiglia alle peculiarità dei territori e delle loro comunità, superando l’approccio “prestazionale” a favore di modelli orientati alla presa in cura proattiva dei singoli e delle comunità. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (2021) rafforza l’introduzione di questa figura, in particolare il ruolo infermieristico nelle “case della comunità” e negli “ospedali di comunità” per il potenziamento anche delle cure intermedie nella comunità. Nella complessità di tale prospettiva, la famiglia sembra emergere come punto di riferimento per un’assistenza infermieristica che sia capace di fornire nuove, originali e autonome risposte ai bisogni della popolazione assistita. …
La prefazione completa è disponibile qui.
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