La Medicina Narrativa come strumento operativo per la Medicina della Complessità

Nella realtà sanitaria degli ultimi vent’anni si è assistito ad un incremento tanto impressionante e rapido delle risorse per la metodologia diagnostica e delle opportunità terapeutiche da non avere precedenti nella storia della Medicina. Sostanzialmente. nello stesso arco di tempo la società occidentale è andata caratterizzandosi per un inarrestabile aumento della vita media con la conseguenza di una popolazione di anziani, e di grandi anziani, sempre più numerosa. Questo scenario ha comportato il fatto che una Medicina ad altissimo potenziale biotecnologico possa correre il rischio di allontanarsi dalla Persona – demandando alla tecnologia la gran parte delle sue peculiari prerogative; dall’altra parte il numero di pazienti con quadri clinici poli-patologici e dunque sottoposti a strategie poli-terapeutiche sta aumentando in modo esponenziale. Mai come in questi anni,
la Medicina è diventata inevitabilmente Medicina dei Sistemi Complessi (Coaccioli S. Medicine of Complexity: the Modern Internal Medicine. Clin Ter 2010;161(1):4-7) che non può non tenere in debita considerazione che la Persona, a sua volta, è diventata – ovvero è sempre stata – un Sistema Caotico Deterministico [Scienza dei Sistemi Caotici (Cugini P. Cronos e Caos nei sistemi biologici. Primary Cardiology 1998;3:187-201)], nel senso più vasto che la Persona stessa continua ad essere caratterizzata da una storia sua propria – con elementi psicologici, affettivi, emozionali, socio-economici ed ambientali, la conoscenza dei quali non è elemento da cui si possa prescindere. Vale la pena di sottolineare qui che i risultati di una indagine biologica, così come di una metodica di imaging, sono e restano quello per cui sono stati realizzati: dati biologici e risposte iconiche, ma non rappresentano quelle risposte cliniche, nel senso più profondo e più importante, che sono fondamentali nella pratica dell’attività clinica. Il poter intraprendere una indagine a livello molecolare ed il poter analizzare situazione e funzione di organi ed apparati – con una precisione impensabile solo dieci anni or sono – sembra inesorabilmente allontanare il Medico
e l’Infermiere dalla Persona, proprio mentre quest’ultima si viene a trovare sempre più esposta in una condizione di debolezza, fragilità e indeterminatezza.
Da queste premesse, sorge una domanda cruciale e consegue una sostanziale risposta. La Medicina moderna è in grado di far fronte al suo limite intrinseco? e, se sì, con quale mezzo?
I limiti dell’attuale medicina iper-tecnologica e iper-specialistica discendono anche dal considerare le risorse tecnologiche sufficienti per la diagnosi, la stadiazione ed il follow-up – trascurando invece la complessità che caratterizza la maggior parte dei quadri clinici e delle condizioni pluripatologiche presenti nei pazienti con i quali ci confrontiamo quotidianamente. È necessario allora ripensare alla necessità di un approccio olistico all’individuo malato, di una metodologia della pianificazione diagnostica e del disegno terapeutico che tengano conto della persona che chiede aiuto: in questo senso, la narrazione diventa una metodologia di intervento e torna ad essere il filo rosso con il quale tracciare il percorso clinico e sul quale costruire una alleanza con il Paziente – alleanza fondata sulla fiducia, sulla reciproca comprensione e sulla condivisione di un percorso consapevole.