“Non mi aspettavo che il medico curasse un fantasma”

Pain Reports ha pubblicato una revisione sistematica di resoconti sul dolore cronico nei veterani britannici della Prima Guerra Mondiale che avevano subito amputazione degli arti.

Durante la Prima Guerra Mondiale, più di 700.000 soldati britannici furono feriti agli arti e più di 41.000 subirono un’amputazione, creando una delle più grandi coorti di amputati della storia. La tipologia e l’entità delle ferite agli arti subite durante la Prima Guerra Mondiale erano diverse da qualsiasi esperienza vissuta nei conflitti precedenti. La combinazione di lesioni da proiettili penetranti ad alta velocità, con  conseguente grave distruzione dei tessuti e alto rischio di infezione delle ferite (causata in particolare da microbi anaerobici in epoca pre-antibiotici) prevedeva l’indicazione di amputazione precoce salvavita. Senza vaccinazioni o antibiotici efficaci, il debridement e l’intervento chirurgico erano spesso la tattica chirurgica più appropriata. L’amputazione precoce è stata ulteriormente utilizzata a causa della necessità di gestire un numero senza precedenti di vittime ed evitare il lavoro lungo e spesso inutile della ricostruzione degli arti. Una percentuale complessiva del 13% delle ferite subite dai soldati britannici durante la Prima Guerra Mondiale, non mortali, portò ad amputazione. Queste cifre non hanno avuto eguali in nessun conflitto successivo.

La revisione sistematica qualitativa proposta dagli Autori esplora il dibattito medico professionale sulla gestione clinica del dolore cronico postamputazione, il suo sviluppo nel corso del 20° secolo e il modo in cui queste informazioni sono state diffuse tra i professionisti medici. Hanno lavorato negli archivi dei periodici scientifici The Lancet e British Medical Journal (1914-1985) cercando i resonconti sul dolore postamputazione, sulla sua prevalenza e gestione clinica riguardanti solo i veterani della Prima Guerra Mondiale con amputazione di un arto, escludendo civili e veterani di tutti gli altri conflitti.

La ricerca ha identificato 9809 testi potenzialmente rilevanti, di cui 101 che soddisfacevano i criteri di inclusione. I rapporti erano stati stilati già nel 1914 e la discussione era proseguita nei successivi quattro decenni. Risultati inattesi dalla ricerca hanno indicato che venivano effettuati interventi precoci per la gestione multidisciplinare del dolore, che c’era preoccupazione sui problemi di dipendenza e sull’impatto del dolore cronico per la salute mentale. Si tratta di dati emersi decenni prima di quanto si pensasse in precedenza.

Il dolore cronico postamputazione è ancora un problema significativo della riabilitazione in ambito militare. Le somiglianze tra i modelli di infortunio nella Grande Guerra e i recenti conflitti in Iraq e Afghanistan fanno sì che questi aspetti storici restino rilevanti per il personale militare, i medici, i ricercatori e i politici di oggi.

Dixon Smith S; Aldington D; Hay G; Kumar A; Le Feuvre P; Moore, Andrew; Soliman N; Wever K E; Rice A S.C. “I did not expect the doctor to treat a ghost”: a systematic review of published reports regarding chronic postamputation pain in British First World War veterans. PAIN Reports 8(6):p e1094, December 2023. | DOI: 10.1097/PR9.0000000000001094