Una testimonianza di dolore non dolore

13 maggio 1969 –  h 13.30

Auguri mamma! È una bellissima bambina!”

…pausa di silenzio da parte dell’ostetrica prima del taglio del cordone ombelicale!

La mamma preoccupata guarda il marito e chiede: “Cosa c’è che non va, io non la vedo ancora!”

“Signora le devo dire che la bambina ha un problema al piede, si chiama piede torto congenito equino con l’aggravante di una malformazione, le dita sono totalmente attaccate all’astragalo, necessita di correzione chirurgica.”

“Caro tu sei infermiere, io non capisco, la bambina è grave, avrà problemi, camminerà?”

“Si cara, tranquilla, con l’aiuto del giusto intervento e la giusta correzione avrà una vita normale, dovrà affrontare qualche piccolo disagio nel gestire la scelta delle scarpe a vita, ma capirà che non sarà un impedimento per diventare una gran donna.”

Inizia il calvario, ma il futuro vedrà una donna e un’infermiera fiera di esserlo e che mai avrebbe pensato che il suo problema fisico le avesse aperto le porte di quel mondo che è la gestione del dolore.
La piccola ha subito 27 interventi chirurgici e il trapianto del tendine d’Achille.
Il primo intervento è stato fatto quando aveva 40 giorni, l’ultimo a 12 anni. È stata spesso lontana da casa in quegli anni, percorrendo periodicamente 730 km in treno per raggiungere il Centro specializzato dove veniva sottoposta ai vari interventi. Sola, lontana dagli affetti, poi lontana dagli amici e dai compagni anche per mesi interi. Ha viaggiato spesso anche in aereo, e in quel periodo era veramente un privilegio!
Dovrebbe raccontare tanta sofferenza, tanto dolore, tanta tristezza, ma… non è stato così.
Grazie alla terapia antalgica allora somministrata e a tante tecniche distrattive allora non codificate tali (clowns, musica, passeggiate in un parco, giochi di gruppo con altri bambini…), la bambina, diventata ragazzina, ha affrontato il suo percorso con tanta serenità.
Il controllo del dolore ha fatto sì che tutto il percorso, non privo di complicanze, venisse realizzato con un buon supporto.
Tutti pensano che i bambini non sentano dolore, ma in realtà, già a partire dalla 24° settimana di gestazione, il feto ha tutte le capacità anatomiche e neurochimiche per provare dolore, il suo sistema nervoso centrale matura in parte entro l’anno di età e il suo meccanismo di modulazione degli stimoli dolorosi matura più lentamente nel tempo.
Quindi, in realtà, i bambini più piccoli avvertono il dolore con una intensità superiore a quella degli adulti.
Quella bambina, ormai donna/infermiera, a causa dei suoi problemi fisici da un decennio non può più svolgere la sua attività al letto del paziente e quella frustrazione, quella situazione di posizione atipica in società, quella poca soddisfazione della propria vita non si sono manifestati, perché grazie alle sue problematiche è stata assegnata a un servizio che le ha permesso di rimanere comunque a supporto dei pazienti: l’Acute Pain Service, del quale è diventata responsabile infermieristica.
Mai avrebbe pensato di dire grazie alle sue condizioni, che, in qualche momento di tristezza l’hanno sconfortata.
Gli stessi disagi non si sono verificati nella crescita della bambina, perché avendo ricevuto una adeguata terapia antalgica la sua soglia del dolore non è diminuita, quindi lo sviluppo del suo sistema nervoso centrale non è stato influenzato negativamente causando un aumento della sua fragilità con conseguenti disturbi correlati allo stress o all’ansia.
La gestione del dolore è diventato il suo punto di forza, rinsaldando l’idea personale di quanto importante sia trattare qualunque dolore.
Ha imparato sulla sua pelle quanto è importante la gestione del dolore, che non è solo una segnalazione di qualcosa che non va nel verso giusto all’interno dell’organismo; in realtà, è anche un’esperienza somatopsichica, fisica, soggettiva, caratterizzata dalla biologia con peculiarità affettive, relazionali, esperienziali e culturali e non imprescindibili fra loro.
Quindi, se il bambino non ha nelle sue necessità un supporto antalgico adeguato, tutti gli stimoli dolorosi potrebbero alterare il suo sviluppo del sistema dolorifico e potrebbero modificare il sistema nervoso essendo ancora immaturo a tutti i livelli, sia periferico che centrale.

Il bambino non piange sempre perché piangere è la sua condizione naturale, come pensa qualcuno, ma piange anche perché potrebbe avere dolore, e questo deve essere valutato e trattato nel migliore dei modi, utilizzando tutto ciò che il trattamento del dolore ci mette a disposizione.

Carmela Ricciardi
Infermiera del servizio di terapia del dolore nel post-operatorio, ISMETT, Palermo